Le febbri della memoria by Gioconda Belli 2019

Le febbri della memoria by Gioconda Belli 2019

autore:Gioconda Belli 2019 [2019, Gioconda Belli]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-02-19T23:00:00+00:00


22.

Sedici giorni dopo essere salpati da Liverpool entrammo nel porto di New York. Il capitano si scusò per non aver compiuto il tragitto nel tempo previsto. Nessuno ci fece troppo caso. Eravamo a New York! Pioveva leggermente. Il piroscafo avanzò in un breve stretto e davanti a noi si aprì il vasto porto, con alcune isolette e navi grandi e piccole che manovravano sulle acque tranquille. Sotto la pioggerella fine il paesaggio sembrava avvolto in una garza. Tutti i passeggeri uscirono sul ponte. Si udirono esclamazioni di gioia, le persone si abbracciavano e cantavano e alzavano in alto i bambini. Io ero accanto a Ibrahim. Cassidy si trovava a poca distanza con i genitori, che in silenzio si godevano un raro momento di serenità irlandese.

L’isola di Manhattan apparve a poco a poco mentre ci avvicinavamo. Era un peccato che non ci fosse il sole, ma la pioggerella era l’ideale per tirarmi il cappuccio sulla testa e mescolarmi agli altri passeggeri sul ponte senza temere che qualcuno mi riconoscesse. Vedendo quel mondo dall’altra parte del pianeta, mi vennero gli occhi lucidi. Mi travolse un’emozione da provinciale, l’emozione di un europeo sventurato di fronte all’America, il mitico continente dove dall’oggi al domani la disgrazia poteva diventare fortuna; il continente dove la gente si reinventava, cambiava nome, riscriveva la propria storia; un paese di imprenditori veri e onesti ma anche di mascalzoni, individui che fuggivano dalla vergogna, freddi criminali pronti a nuovi misfatti. Era un sollievo essere arrivato sano e salvo. Di colpo provai una stanchezza profonda. Prima che la nave attraccasse a Castle Garden, l’edificio dove ci saremmo registrati come immigrati, tornai in cabina, mi lasciai cadere sul letto e risi di me stesso. Quanto era falsa la mia corazza, e com’era difficile reggere la maschera che mi ero scelto! Più o meno ogni giorno mi maledicevo per non aver ingerito una dose maggiore di arsenico.

Decidemmo di sbarcare con calma, senza accodarci ai passeggeri di prima classe ma mescolandoci agli irlandesi, magri come chiodi e mal vestiti. Mio malgrado, Ibrahim mi convinse a scendere con Cassidy e la sua famiglia, sostenendo che io e lei saremmo potuti passare per marito e moglie, il che era molto conveniente nel caso in cui qualcuno ci stesse spiando dal molo. Non mi sembrava una trovata molto originale, ma non avevo la forza di contraddirlo. Lo lasciai fare e lo guardai mentre si accordava con i facchini perché depositassero a terra i nostri bagagli. Il molo era affollatissimo, tra scaricatori di porto, carri, carrozze e una quantità indefinita di ombrelli che complicavano le cose, visto che i proprietari schivavano alcune persone solo per colpirne altre. Non faceva molto freddo, ma la pioggerella bastava a farti rabbrividire. Da lì, seguiti dai facchini, certi agenti vestiti di panno verde ci indirizzarono verso l’edificio rotondo dell’immigrazione. Pochi anni dopo, quell’operazione sarebbe stata trasferita a Ellis Island, ma per fortuna a Castle Garden i registri non venivano ancora compilati con quella precisione che in seguito avrebbe permesso di individuare nomi



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